Ricette e Salute presenta il libro del mese di novembre, un romanzo che parla di cucina.
Kitchen è il primo
romanzo dall’ autrice giapponese Banana Yoshimoto che scrisse nel 1988 e che fu
tradotto in italiano nel 1991.
Il romanzo ha riscosso un grande successo grazie soprattutto
allo stile giovanile e fresco della Yoshimoto, decisamente ispirato ai manga.
La storia è quella di una ragazza che in seguito alla morte
della nonna, rimane completamente sola e si trasferisce per un periodo di tempo
a casa di un ragazzo amico della nonna, che vive con sua madre, che poi si
scoprirà essere in realtà suo padre. Al
di là degli aspetti surreali e fumettistici della storia, in cui si percepisce
la solitudine umana, il senso della morte dei protagonisti, l’aspetto che vogliamo sottolineare, che rappresenta il filo conduttore dei libri qui
presentati, è la passione per la cucina di Mikage Sakurai,
la protagonista.
La sua passione non è solo quella per la cucina come
preparazione di piatti, l’azione del cucinare, che la porterà a lasciare i suoi
studi universitari per diventare una cuoca e l’assistente di una nota
professionista, ma anche della cucina come luogo fisico.
Mikage nella cucina trova il conforto e la
rappresentazione dell’animo umano; è il luogo in cui afferma in primis:
“Non c’è posto al mondo che io ami di più che la cucina.
Non importa dove si
trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un luogo dove si fa da mangiare, io
sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. (…) Penso che quando
verrà il momento di morire, vorrei che fosse in cucina”.
Se qualcuno giudica una casa ed i gusti dei suoi abitanti
dalla libreria, dai dischi o magari dal bagno, per Mikage è la cucina il luogo
a cui fare riferimento e con cui valuta le persone che vi abitano.
La storia di solitudine si conclude per entrambi quando Mikage porta da mangiare al suo amico Yūichi, che è solo e disperato per la morte della madre/padre in una camera d'albergo, in un viaggio dal sapore di fuga. Lei giunge da lui in piena notte, in modo rocambolesco e mentre lo obbliga a mangiare, gli dice apertamente:
"...io non voglio perderti. Noi due, anche se ci sentivamo soli, abbiamo sempre vissuto senza pensarci troppo, nel modo più indolore possibile. Non potevamo fare altro: la morte, che alla nostra età non avremmo dovuto conoscere così bene, era troppo pesante per noi. Può darsi che in futuro stando con me conoscerai dolori, guai, problemi ma, se vuoi, costruiamo insieme una vita complicata, ma più felice di qualsiasi vita solitaria. Quando stari meglio, senza fretta pensaci. Non scomparire così".
Buona Lettura!